Descrizione
La necessità di avere un nuovo edificio in cui ospitare le scuole elementari e gli uffici comunali era stata prospettata fin dal 1871, quando, nella seduta consiliare del 13 novembre, l’ingegner Felice Fagoboli fece in proposito il seguente intervento: “Considerando che i locali delle Scuole e dell’Ufficio Municipale sono insufficienti assolutamente alle rispettive destinazioni; considerando inoltre che il centro del comune è così privo di abitazioni civili, che non vi possono prendere conveniente domicilio, né il medico condotto, né il segretario, né i maestri comunali e ciò con grave danno degli amministrati, propongo alla Giunta di procacciare al più presto un locale più adatto, che basti all’Ufficio Municipale, alle scuole e possibilmente all’abitazione del medico”.
La proposta cadde nel vuoto e bisognerà attendere 33 anni perché la questione si ripresentasse all’ordine del giorno. Era infatti evidente che i vecchi locali ubicati sotto il campanile risultavano sempre più inadeguati a svolgere i servizi richiesti, anche nella prospettiva di un innalzamento dell’obbligo scolastico. Il 22 maggio 1904 troviamo infatti al vaglio del Consiglio comunale una “petizione presentata da diverse persone allo scopo venga eretto un fabbricato per le scuole, per l’abitazione del medico, ecc.”. Nel verbale della riunione si legge. “Viene data lettura al Consiglio di una domanda presentata da molte persone del Comune, affinché venga a spese comunali costruito un fabbricato per le scuole, per l’abitazione del medico, per quella degli altri impiegati comunali. Il Consiglio Comunale dopo udita l’istanza, per varie considerazioni viene respinta con voti nove, viene però a voti unanimi dato l’incarico al Signor Sindaco di fare le opportune pratiche onde trovare un ambiente che si adatti ad essere trasformato in scuola a norma dei vigenti regolamenti scolastici; e del caso incarica pure il Sindaco di fare le pratiche qualora si trattasse di dovere fabbricare ex nuovo”.
Accelerando i tempi, venne conferito all’ingegner Gerardo Cò di Quinzano d’Oglio l’incarico di redigere il progetto. Il professionista lo presentò il 15 novembre 1905. Esso prevedeva “un edificio di Scuole elementari, con superiore Ufficio Comunale ed abitazione per insegnante e pel Segretario”.
Il piano terra constava di due aule di 70 mq., capaci di contenere ciascuna 80 alunni, di cui una da adibirsi a magazzino, ma prontamente utilizzabile nel caso in cui dall’unica classe mista ne venissero scorporate; una maschile ed una femminile.
Il 19 dicembre 1906 il Consiglio comunale approvava l’acquisto dai fratelli Provezza di 3.255 mq. di area del Campo Giardino, adiacente al castello, lungo la strada per Villabuona, dietro un corrispettivo di mille lire. Col passare dei mesi il progetto dell’ingegner Cò apparve del tutto superato. L’iter burocratico per ottenere i finanziamenti statali e le necessarie autorizzazioni si prospettava poi lungo ed irto di difficoltà. Così si arrivò al 30 gennaio 1910, quando il Consiglio comunale nominava una “Commissione speciale a cui affidare lo studio e le pratiche per avere presto il desiderato locale”.
Su suggerimento di Giovanni Magnani, che godeva della fiducia della contessa Luigia Martinengo, la stesura del nuovo progetto venne affidata all’ingegnere Emilio Marconi di Soncino. Esso verrà approvato dal Consiglio in due letture rispettivamente datate 2 aprile e 15 giugno 1911. L’elaborato tecnico prevedeva un edificio “grandioso”, dotato al piano terra di quattro aule di circa 60 mq. ciascuna, in grado di ospitare, in base ai criteri all’epoca vigenti, circa 240 scolari. Era prevista anche una “palestra coperta” di 189 mq. che però non venne realizzata.
Le pratiche per l’ottenimento di un mutuo dalla Cassa Depositi e Prestiti andavano per le lunghe, mortificando i propositi dell’Amministrazione e le attese della popolazione di Villachiara. A sbloccare i tempi intervenne provvidamente la contessa Luigia Martinengo. Il 15 febbraio 1912 si dimetteva dalla carica di sindaco il suo vecchio zio Luigi e veniva poco dopo eletto a succedergli il figlio Angelo Medolago. La nobildonna, desiderosa di dare lustro al mandato del congiunto, manifestava all’inizio dell’estate del 1913 la volontà di anticipare di tasca propria i capitali necessari alla costruzione del palazzo. Il 14 agosto i consiglieri accettavano la proposta alle seguenti “condizioni concordate”:
a) Consegna entro l’anno millenovecento quattordici.
b) Costruzione secondo il progetto dell’Ing. Marconi e secondo le norme indicate nel relativo capitolato d’oneri e le migliori norme d’arte e prescrizioni di perizia.
c) Divieto di modificazioni senza preventivo accordo col Comune.
d) Garanzia per un anno dal collaudo provvisorio.
e) Anticipazione della somma di £. 45.000 preventivata da parte della Nobile assuntrice, da rimborsarsi entro anni cinque dal collaudo definitivo, senza decorrenza d’interessi nel frattempo.
f) Decorrenza d’interessi 5% dopo cinque anni dal collaudo definitivo al netto di ogni tassa, pagabili in due rate posticipate.
g) Qualsiasi maggior spesa eccedente quella di £. 45.000 sia per migliorie, che per aggiunte, modificazioni in genere, resta a carico della Nobile assuntrice.
h) Rinuncia da parte del Comune dell’esperimento d’asta, restando immessa la Nobile assuntrice in luogo e stato del Comune nei diritti e negli obblighi scadenti del Capitolato.
i) Diritto nel Comune di controllo per l’adempimento degli obblighi derivanti dal Capitolato stesso”.
L’atto formale di sottoscrizione del prestito venne firmato dalle parti il 13 agosto 1913 presso il notaio Mauro Pavoni di Orzinuovi. I lavori iniziarono prima della fine dell’anno da parte dell’impresa edile di Giovanni Magnani, secondo i desideri della famiglia Martinengo.
Nel 1914, mentre l’edificio cresceva celermente, l’Amministrazione comunale si curava delle opere accessorie di recinzione dell’area di pertinenza, deliberando la posa di una cancellata antistante da appaltare ai fabbri ferrai del paese, i quali, in un periodo economicamente difficile, si divisero equamente il lavoro.
Nella seduta del 10 dicembre 1914 il sindaco Angelo Medolago poteva finalmente comunicare con soddisfazione ai consiglieri che il palazzo comunale era stato completato. In attesa del collaudo e delle autorizzazioni burocratiche di agibilità, il Consiglio comunale venne convocato il 27 dicembre 1914 per discutere liberamente “sulla destinazione a darsi al fabbricato scolastico e provvedimenti relativi”. Intervenne Angelo Provezza osservando “che siccome nel contratto è tassativamente detto che sulla somma anticipata dalla contessa Luigia Martinengo per 5 anni la assuntrice rinuncia generosamente ad ogni interesse, così trova opportuno che il Comune si impossessi del locale al più presto possibile occupandolo colle scuole e coll’Ufficio Comunale e prima che scadano i 5 anni concessi provvederà in quella maniera che crederà più conveniente per avere il capitale da rimborsare”. Altri consiglieri fecero notare che “se il locale venisse adibito unicamente per le scuole rimarrebbero sei ampie sale vuote, mentre l’Ufficio Comunale si trova in un locale indecente”.
L’assemblea doveva pure tenere conto della espressa volontà della contessa Luigia di riavere i locali affittati al comune in cui era ospitata la scuola di Villagana. Al termine della seduta, con 13 voti favorevoli e un solo astenuto, i consiglieri approvavano il seguente ordine del giorno: “Il Consiglio dà incarico alla Giunta di far le volute pratiche per ottenere dalla competente Autorità Tutoria il collaudo del fabbricato scolastico, eretto e ottenuto tale collaudo, occuparlo subito con la scuola del centro e con l’Ufficio Comunale e col nuovo anno scolastico 1915-16 anche con la scuola di Villagana, ritenendo che verrebbe meno lo scopo pel quale fu costruito il locale se esso non accogliesse pure la scuola della Frazione di Villagana che dista circa un chilometro”.
Con la fine della Grande Guerra ed il ritorno alla pace, si presentò subito il problema dell’acquisto del palazzo comunale, venendo nel 1919 a scadere il comodato gratuito concesso dalla contessa Martinengo. Nella seduta del 21 giugno 1919 il Consiglio, dopo ampia discussione, deliberava unanime di acquistare dalla Signora contessa Luigia Martinengo l’intero fabbricato in Villachiara per destinarlo in perpetuo alle Scuole Comunali, ed eventualmente all’asilo istituendo, con l’alloggio da cedere gratuitamente a tutti gli insegnanti.